New York raccontata da un diciottenne

Partiamo dal presupposto che di NY si potrebbero dire tante cose, tante quanto però molte di queste sarebbero inutili e scontate per quanto siano già popolari e molto commerciali.

Io in questi 8 giorni ho provato a distinguere più cose possibili da consigliare, tra le più sopravvalutate a quelle che meriterebbero più visibilità, arrivando anche a quelle per la quale varrebbe la pena farsi tutta la città in metro per arrivarci, fino ad alcune per la quale non sarebbe il caso di farsi nemmeno due minuti di fila.

La domanda che la gente fa più frequentemente è se ti è piaciuta New York o ne sei rimasto deluso. La mia risposta è che questa città è proprio così come te l’aspetti nella sua bellezza e maestosità, niente di più e niente di meno. Difficile rimanere delusi.

Proprio come la si vede nei film, tanto che quando vai in giro hai l’impressione di esserci già stato.

TIME SQUARE

Partiamo da Time Square, il primo posto che ho visitato  appena uscito dall’Hotel.

Ovviamente quando la si vede per la prima volta ti sembra assurda, con gente che proviene da tutto il mondo, palazzi immensi con tanti schermi e tanti negozi.

Ti sorprende perché è maestosa proprio così come te l’aspetti,  assolutamente nulla di meno.

C’è da dire però altro su questo posto.: la prima volta è bello e quasi quasi ti ci fermi anche a mangiare qualcosa per osservarla meglio. Bello anche la seconda, e forse ti fai qualche giro tra i vari negozi. Ma la terza inizia ad essere così così e  poi inizi a ragionare come i newyorkesi e a guardarlo più come un luogo troppo turistico dove senti tutto tranne che a  New York.

Cominci a pensare che sarebbe meglio andare alla ricerca di posti meno conosciuti e meno affollati.

I Newyorkesi

Difficile dare un giudizio omogeneo su tutti i Newyorkesi, anche perché sono molto diversi tra loro in base e alla classe sociale e soprattutto al proprio Borough (Distretto).

Guai a dire a uno di Brooklyn che è di New York.

Chi abita fuori Manhattan (Queens, Brooklyn, Bronx e Staten Island) ha uno stile di vita più pacato e “residenziale”, meno frenetico rispetto ad uno di Manhattan, chiamata anche “Il bosco”  per via della moltitudine di grattacieli che vi si trovano.

A Manhattan gli affitti sono altissimi e tanti newyorkesi preferiscono vivere negli altri Distretti che comunque stanno crescendo in grattacieli, numero di abitanti e costi degli affitti.

A prescindere da questo però, mi sento in dovere di dover smentire alcuni stereotipi sui Newyorkesi.

Si pensa che proprio perché vivono freneticamente sono menefreghisti nei confronti del prossimo, cosa assolutamente falsa per come l’ho vissuta io.

È vero, la gente va continuamente di fretta, sembra che tutti corrano come macchine che devono arrivare a destinazione con un compito specifico: attraversano la strada anche col rosso, ti danno una spallata, si voltano mezzo secondo per dirti il classico “Sorry” e ricominciano la loro corsa a mille all’ora con il loro “biberone” di caffè americano in mano preso magari da Starbucks.

Questo è vero così come lo si immagina, però c’è anche da dire che qualsiasi cosa tu possa chiedergli, non importa cosa stiano facendo in quel momento, ma si ritaglieranno sempre un secondo per risponderti e aiutarti.

Di questo non si parla mai ma è  molto importante: sono persone  che si aiutano tanto tra di loro e visitando il 9/11 Memorial lo si capisce ancora di più.

La cosa che mi ha colpito di più è che è molto diversa dalla realtà in cui vivo io  è la dedizione al lavoro che  hanno.

È la città delle opportunità, tutti lavorano, ad ogni età, difficile trovare un giovane che non trovi lavoro così come avviene in Italia.

Ma oltre questo, anche se si tratta di lavori pesanti, sottopagati o monotoni non vedrai mai facce scoraggiate o svogliate di gente insoddisfatta, ma al contrario si percepisce oltre che l’educazione e la gentilezza di qualsiasi lavoratore, soprattutto la “fame di lavorare”.

Veramente difficile trovare il classico dipendente che appena entri in un negozio con il suo tono stanco e svogliato ti faccia pesare la tua presenza e passare la voglia di comprare qualcosa, anzi al contrario sono bravissimi e gentilissimi nell’invogliarti a spendere i tuoi soldi.

Altra mentalità del lavoro. Ovviamente New York in seguito alle varie immigrazioni dall’ottocento fino agli anni settanta, è la città per eccellenza per miscuglio di razze da tutto il mondo. È come se in quei quasi 12mila Km² ci siano tutte le culture del mondo che convivono serenamente tra di loro, ognuna arrivata in contesti e periodi storici differenti, liberi di vivere con le loro tradizioni.

Tutto ciò lo si capisce sin da quando si mette piede in città, dai ristoranti, ai dipendenti degli hotel, fino alla varietà di quartieri e di lingue che ci sono, come quello ebreo ortodosso a Brooklyn.

Ci sono zone in cui basta solo cambiare strada per passare da un angolo del mondo ad un altro. La frase tipica degli Americani infatti è “a New York abita tutto il mondo tranne gli americani”.

di Alessandro Giovanni Lanotte